La distrazione
Dovremmo poi, concederci di tanto in tanto una distrazione. Qualcosa che rubi i nostri pensieri al punto di non volerli più indietro.
Relegare lei, la somma di quei momenti spesi tra le nuvole, sospesi tra un battito di ciglia ed il tempo che corre troppo in fretta. Farci portare via, distratti da un sorriso che si palesa e pare una paresi. Una parentesi capovolta, delle virgolette che si aprono verso il cielo e ti fanno smettere di esserci. Rubati, dai nostri casini, da quei rumori che incessanti devastano il nostro “stare”, bene o male che sia.
La distrazione sta, dentro le cellule di ogni essere umano, sotto la pelle dei sognatori, muta poi in d’oca, pelle che gioca a fare scintille se la sfiori. La distrazione è fatta di pensieri che se confessati richiederebbero una diversa confessione.
E siamo, distratti al punto di dimenticare noi stessi, viene definita ingenuità, c’è chi lo chiama amore. Distratti dalla musica di un pianoforte che sovrasta le vie del centro e suona una ninna nanna. Distratti al punto che ci ritroviamo, capaci di non perderci per sempre.
Allora dovremmo farci questo regalo, prestare distrazioni. Essere la distrazione che qualcun altro si ritroverà tra le costole, con il sorriso rosso come il vino, con lo sguardo perso come d’innanzi un trenino un bambino.
Potrei chiederti questo, essere la distrazione che mi pensare, distrattamente, ancora una volta a te.
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