Facciamo un gioco?
Ogni tanto ripenso alla semplicità che abbiamo perso, quella che abbiamo dimenticato sulla panchina dei giardinetti dove uccidevamo a colpi di sudore i nostri pomeriggi. Penso a quanto abbiamo lasciato lì, tra le zanzare e l’erba che brucia le ginocchia. Quanto era bello giocare ad essere grandi? Quanto era facile chiederlo, facciamo un gioco?
Un gioco che ci obblighi a sorridere anche se siamo stanchi, finché non ci mettiamo sotto le coperte, come ad aspettare un giorno nuovo da rincorrere, da masticare con violenza, manco fosse un Big Babol. Facciamo una bolla, una di quelle gigantesche, capace di proteggerci da tutto e da tutti, in grado di scoppiare e farci credere che anche noi siamo destinati a volare.
Scriviamoci ancora sulle mani, strani alfabeti che solo noi sappiamo decodificare. Così da poterci dire che ci amiamo, ma senza che nessuno ci possa scoprire. Disegniamo sul muro un sole grande, quanto un pugno, un albero che storto o una nuvola verde.
Hai mai visto le nuvole diventare verdi? Potremmo guardarle insieme, cambiare colore per noi.
Con le ginocchia sporche, i pantaloni strappati ed un aquilone legato al polso. Facciamo un gioco, solo nostro. Dove io decido le regole che non piacciono a te e viceversa, un gioco dove nessuno poi vince perché non abbiamo stabilito una fine. Tiriamo la fune, vediamo dove ci riesce a portare.
Facciamo un gioco, quello in cui ci scambiamo le costole, il cuore e gli occhi. Così da poterci guardare dentro, fino a non avere più paura. Perché se questo gioco lo faccio con te posso credere nel coraggio.
Se lo faccio con te, questo gioco diventa la mia vita, bello come un viaggio.
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