16 Ottobre 2024 10:20

FILE - In this Aug. 12, 2017 file photo, people fly into the air as a vehicle is driven into a group of protesters demonstrating against a white nationalist rally in Charlottesville, Va. James Alex Fields Jr., the man accused of driving into the crowd demonstrating against a white nationalist protest, killing one person and injuring many more, has a preliminary court hearing Thursday, Dec. 14, 2017. (Ryan M. Kelly/The Daily Progress via AP, File)

Il Pulitzer 2018, il più prestigioso riconoscimento per il giornalismo, premia le due testate newyorkesi, il New York Times e il New Yorker, nella categoria “servizio pubblico”, per il caso Weinstein: le inchieste giornalistiche che hanno svelato nel 2017 le molestie sessuali del “re Mida” di Hollywood.

 

PRemio Pulitzer 2018
La foto che ha vinto il premio Pulitzer, di Ryan M. Kelly/The Daily Progress via AP

Jodi Kantor e Megan Twohey, entrambi del New York Times e Ronan Farrow, del New Yorker. I nomi dei giornalisti premiati, che si sono occupati degli scoop sul caso Harvey Weinstein e che hanno raccontato le testimonianze di attrici molestate o stuprate dal produttore per decenni.

Uno scandalo che ha poi innescato una ondata di denunce contro chi si approfitta della propria posizione per ottenere favori femminili, nota come movimento #MeToo.

Sul podio, anche il Washington Post che, insieme al New York Times, è stato premiato nella sezione “giornalismo d’inchiesta” grazie al caso delle interferenze russe nelle elezioni americane del novembre 2016. Il più diffuso e antico quotidiano di Washington, è stato insignito del Pulitzer per aver rivelato al mondo che Roy Moore, candidato repubblicano per il Senato in Alabama, era stato accusato di aver molestato, quando aveva trent’anni, delle giovanissime donne, tra cui una minorenne.

Uno scoop che ebbe ripercussioni sull’elezione di Donald Trump e un premio, quello per il giornale di Jeff Bezos, che suona come uno schiaffo per Trump, dato che sia il Russiagate sia l’inchiesta su Moore sono stati pesantemente criticati come “fake news” dal presidente.

Il New York Times ha vinto anche per una serie di cartoni che hanno raccontato l’odissea di una famiglia di profughi siriani all’ingresso negli Stati Uniti d’America, altro terreno di scontro tra i giornali e la Casa Bianca. Tra gli altri vincitori annunciati alla Columbia University c’è Kendrick Lamar: il primo rapper a conquistare il premio nella sezione musica nei centodue anni di storia del Pulitzer, con l’album “Damn”.

Pulitzer 2018: ecco gli altri vincitori

Breaking News Reporting (Ultim’ora) The Press Democrat; Local Reporting (Giornalismo locale) The Cincinnati Enquirer; International Reporting (Giornalismo internazionale) Baldwin, Marshall e Mogato per Reuters; Feature Writing (Miglior articolo) Rachel Ghansah; Commentary (Miglior articolo di commento) Alabama Media Group; Criticism (Miglior articolo di critica) Jerry Saltz; Editorial Writing (Miglior editoriale) Andie Dominick; Editorial Cartooning (Miglior editoriale in vignetta) Jake Halpern a Michael Sloan del New York Times; Breaking News Photography (Miglior fotografia dell’ultim’ora) Ryan Kelly del The Daily Progress; Feature Photography (Miglior fotografia) Fotografi della Reuters; Fiction (Narrativa) Andrew Sean Gree per “Less”; Drama (Drammaturgia) Martyna Majok per “Cost of Living”; History (Storia) Jack E. Davis per “The Gulf”; Biography or Autobiography (Biografia e autobiografia) Caroline Fraser, “Prairie Fires”; Poetry (Poesia) Frank Bifart per “Half-light”; General Non-Fiction (Saggistica) James Forman Jr per “LOcking Up Our Own”.

 

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