Ti regalerò una rosa
Metaforicamente parlando, mi è sempre piaciuto paragonare le persone alle rose. Bellissime da vedere, difficili da cogliere e capaci di donare in cambio spine. Ognuno di noi è una rosa bellissima, no?
La mia rosa, mi ha messo al mondo. Profuma di sigarette, a volte non ricorda di lavarsi. Bagnata da una pioggia che non ha saputo affrontare. La mia rosa si trascina a fatica in giro per il mondo, perché le rose sono fatte per stare ferme, ed essere solamente contemplate.
Ha petali strani, la mia rosa. La sua pelle è mangiata dal tempo, e le sue spine la rendono incapace d’essere abbracciata, colta o accarezzata.
Fatica a stare dritta, perché la vita le ha piegato il gambo. Di verde c’è solo la speranza, di vederla ancora una volta sbocciare. Di cogliere un sorriso da quel suo splendore ormai dimenticato.
Dicono che il padre sia solo un uomo, e che gli uomini siano tanti.
Dicono che i pazzi non sappiano d’esserlo.
Ed in fine dicono un sacco di cazzate.
Non vi è padre che non sia unico per il proprio figlio. Non vi è malattia mentale che sia identica, sono tutte diverse tra loro. Non vi è rosa che non sia unica nel suo genere.
Ogni rosa ha bisogno d’essere tenuta sotto una campana di vetro. Capace di tagliare con le proprie spine le nostre mani, i nostri cuori, se proviamo ad accarezzarla.
Così un giorno abbiamo scelto di regalare una rosa in segno d’amore, abbiamo deciso che ciò che è in grado di renderci felici deve essere capace anche di ferirci.
Così, io oggi ti regalo la mia rosa, una rosa bellissima che ogni tanto ho ancora il coraggio di chiamare papà.
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