Cura alternativa
Che il mondo sia un luogo malato è palese ormai, tanto scontato da dire quanto sia difficile da vivere. Per questo motivo sarebbe bene che tutti noi pensassimo ad un modo per fuggire, allontanarci da questo malessere, scappare. Ed io, ho trovato i tuoi occhi, cura alternativa, parte sana, viva.
Alle persone tendenzialmente non piace stare male, odore di ospedale. La gente si perde tra i malesseri serviti come cura, dimenticandosi così dei propri disagi, anestetizzati. Asettici poi, come dentro ad una sala operatoria, non concediamo a nessuno di contaminarci. Non mostriamo nulla, come se non ci fosse motivo di guardarci.
Peccato che da una malattia si passi per una convalescenza, come in una danza, volta a dettare i propri tempi. Come il suono di una goccia che cade scandita da un metronomo dentro ad una flebo che porta alle vene. Ci dimentichiamo che il dolore spesso ci porta a stare meglio, in seguito ci restituisce il modo di non farci stare più male.
Ipocondriaci emozionali, forse è questo il modo giusto di definirci.
Finché le ossa non si spaccano. Fino a quando le mani non si staccano. Arrivati al punto di non ritorno, quando non sappiamo più dove stiamo andando. Vagando, per mille corsie di un ospedale, perdendoci tra quei reparti tutti uguali se pur diversi.
Per ritrovarsi, sempre simili, sempre un po’ persi. Dentro a due occhi capaci di guarire, cura alternativa. Un arcobaleno di paure che diventano cura. Un bacio che muta in saliva la paura, giusta da scambiare. Due braccia che si sanno sostenere, anche se spaccate, sanno abbracciare.
Siamo questo e spesso non sappiamo neppure d’esserlo. Confusi da malattie congenite. Neppure fosse un destino che non può essere cambiato.
E tu che guarisci, il mio sorriso, accanto al tuo, di lato.
Alternativa, come cura, prospettiva di chi è poi guarito.
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