Carezze perdute
C’è un momento in questa storia, nella mia, nella nostra, in quella di tutti. Un momento in cui ci si sente tremendamente soli, come se ci avessero abbandonato, manco si fossero dimenticati di noi. Così la mente ci obbliga a tornare indietro, a rivangare dentro di noi. Iniziamo a ricercarci negli sguardi altrui, rubiamo gli abbracci dei passanti, i baci di due innamorati che si mescolano il cuore seduti su di una panchina. In quel momento realizziamo la nuda e cruda realtà, ci rendiamo conto di quante carezze perdute abbiamo collezionato.
Si dice, lo dicono in giro, non è che me lo invento io adesso, che un bacio tira l’altro.
Quanto sia vero non lo so, credo che i baci nascano molte volte per sbaglio, tant’è che molti neppure si ricordano il primo che hanno dato. Ma le carezze, o coccole che siano, le attenzioni che serviamo, quelle sono un meccanismo che spesso s’inceppa, o che molti di noi non hanno neppure mai sperimentato. Immagino le carezze come una colla, come la giusta ricompensa che merita un sorriso da noi amato.
Per esperienza, posso dire d’essere stato (e credo d’esserlo ancora) un cattivo dispensatore d’attenzioni, di carezze. Un po’ a causa di un insano egoismo, un po’ per protezione di me stesso. Il mio cuore è divenuto spigoloso ed a fatica ha tentato molte volte di smussarsi, senza riuscirci mai davvero, finendo per graffiare, per ferire anziché risultare diabeticamente giusto nei confronti dell’amore.
Allora è il caso che lo dica, che lo ammetta dinnanzi a tutti. Le carezze salvano l’anima, la tengono viva, la rendono capace d’essere tale, anima.
Sono l’incontro tra il corpo e lo spirito. E gli occhi di chi riceve una carezza sono il tempio dell’amore.
Dunque fate attenzione, a queste carezze perdute, perché poi non saprete più in quale chiesa andare a pregare per riceve di nuovo un po’ d’amore.
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