Al posto mio
Da qui è un po’ scomodo, ma se vuoi ti posso far accomodare. Potrei mostrarti quanto è bello il mondo visto da qui. Però non credere che sia facile, perché al posto mio non so quanto potresti resistere.
Io combatto con me stesso. Lo Yin e lo Yang fanno l’amore da anni tra le mie vene, si mescolano insieme. Ed il mio sangue è grigio, se mi dovessi mai tagliare dalla mia pelle ne uscirebbe smog. La giusta conseguenza di tutte quelle sigarette che il mondo mi ha fatto fumare.
Ho imparato a stare in piedi, sai?
Già che era scomodo, mi sono messo a correre fingendo di saper poi volare. Non hai idea di quante volte mi sono ritrovato a cercare di capire, da dove cominciassero le mie ginocchia e dove finisse quell’asfalto che ignaro mi stava a ferire.
La mia esistenza si basa su di un’illogica conseguenza. Hai presente quando sul bus non ti puoi tenere? Al posto mio, la gente finisce per cadere. Io ho imparato a sembrare un surfista. E le persone che provano a spingermi a terra sono onde, ed io le accarezzo in senso di sfida. Le guardo schiantarsi su gli scogli.
Vivo aspettando che lei mi spogli. Respiro aria migliore se mi chiudi gli occhi con le mani e poi non le togli.
Perché al posto mio, qui dove sto, non c’è bisogno di vedere. Non vi è una metà che chieda d’essere chiamata destinazione.
Ci sono le ossa e il cuore, soggetto e pronome. Quindi ti regalo l’irrefrenabile voglia di non comprendere, quella che poi ti porta a capire. Ti dedico questo contraddittorio mondo che sto costruendo, prima di svenire.
Ora che il sangue esce, come Yin e Yang, che ci guardano morire mentre loro si stanno a baciare.
Al posto mio, si vede anche questo.
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