August a dicembre
August, in inglese tradotto come agosto. Il nome di una pornoattrice di ventitré anni canadese che si è tolta la vita lo scorso 5 dicembre.
La Ames era sicuramente una ragazza bellissima, a prescindere dalle fantasie erotiche che poteva suscitare, aiutata anche dal tipo di lavoro fatto, si è tolta la vita perché bullizzata sui social networks per essersi rifiutata di girare un film hard con un collega che precedentemente aveva partecipato a delle pellicole di stampo omosessuale.
Dunque il web ha reputato corretto etichettarla come omofoba e non lasciarle modo neppure di spiegare la scelta fatta. August così è caduta in depressione ed in fine ha scelto la sua fine, si è tolta la vita.
Quanto possano costare le nostre azioni sui social per alcuni è ancora da capire. Viene difficile capire come un commento possa pesare sull’esistenza di una persona. Si fatica a comprendere in giro che questi strumenti di comunicazione possono mutare in mezzi di distruzione di massa. Nel 2016 un articolo de “La Repubblica” faceva difatti notare come il 59% delle vittime di cyberbullismo arrivi a tentare il suicidio. E se ci pensate bene, siamo un po’ tutti vittime di questo meccanismo, ma per fortuna siamo tutti distratti e facciamo finta di non accorgercene.
Il porno è in lutto, ma al TG o sulle maggiori testate non se ne parla, si tace perché se ti presti a determinate tipologie di lavoro non meriti la giusta considerazione, forse. Poi c’è, chi come me, non prova vergogna ad ammetterlo. Siamo in lutto si, perché a Bocca di rosa è toccata una fantastica canzone, ed allora qualche pazzoide come me, cara August ti scriverà una poesia, per ricordati. Solo che tu non lo saprai mai!
Perché la neve ad agosto non l’abbiamo vista ancora cadere, ma August è caduta a dicembre. E con lei, un po’ anche noi.
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