Blade Runner 2049 è, a meno di ulteriori colpi di scena, il film evento dell’anno.
Come ogni evento rilevante si è subito posto come spartiacque tra detrattori e sostenitori: c’è chi reputa la pellicola di Denis Villeneuve un obbrobrio, che nulla aggiunge all’originale, in opposizione con chi già lo inneggia come capolavoro del cinema contemporaneo.
Andiamo a vedere nel concreto di cosa si tratta.
Consigli pre/post visione Blade Runner 2049
Partiamo dalla base: Blade Runner (qualsiasi versione) non è un film d’azione. Se avete intenzione di andare a vedere sparatorie, scene veloci, un ritmo incalzante… vi consiglio caldamente di puntare su altro.
Si tratta di un’opera profonda e ponderata, un quesito che viene posto alla spettatore senza fornirgli alcuna risposta chiara. Blade Runner richiede un approccio maturo e uno sforzo attivo dalla poltrona.
Consapevoli di ciò, se non l’avete ancora fatto, vi consiglio di guardare il primo Blade Runner.
In prima istanza perché si tratta di un cult senza tempo, per cui andrebbe visto a prescindere, a meno che non odiate il genere.
Ma se vi state interessando a questo sequel per il fracasso mediatico che sta generando, sappiate che gli avvenimenti del film di Villeneuve sono strettamente legati alla pellicola dell’82. Dunque per godere a pieno di tutte le sfumature è assolutamente indispensabile aver ben chiaro in testa il capolavoro di Scott.
Pochi sanno inoltre dell’esistenza dei tre corti realizzati che definiscono gli eventi importanti che si susseguono dal 2019 fino al 2049.
I corti sono stati commissionati dallo stesso Villeneuve, due di questi sono stati diretti da Luke Scott, il figlio di Ridley, mentre il terzo è un film d’animazione diretto da Shinichirô Watanabe. Questi sono parte integrante e ufficiale dell’universo di Blade Runner.
Eccoli riproposti in ordine cronologico degli eventi e non di pubblicazione:
C’è chi sostiene che Blade Runner 2049 conservi comunque una propria identità, al punto che può essere apprezzato anche nella sua singolarità. Se per certi versi posso supportare tale affermazione, d’altra parte reputo che il contatto con il film di Scott è talmente intimo e profondo che ne rende praticamente obbligatoria la fruizione.
Espansione dell’universo Blade Runner
Se non si ha niente di interessante da dire, meglio tacere. Mi sembra sia stato questo il mantra che abbia guidato l’intero staff alla realizzazione del film. Non si tratta infatti di un mero copia e incolla, di un prodotto fan service, – Qualcuno ha detto Star Wars? – o di una squallida manovra commerciale.
Dietro Blade Runner 2049 c’è un chiaro progetto che mira a dare nuova linfa a un brand che non ha mai scatenato il suo reale potenziale.
Il film di Scott ha fatto scuola, ma è stato rinchiuso in una teca d’esposizione a compiacersi delle adulazioni meritate. Villeneuve, munito di guanti in lattice, ha aperto la teca con lo scopo di maneggiare il capolavoro in maniera decisa ma rispettosa, per poterne cogliere le diverse sfaccettature.
E ci è riuscito!
Blade Runner 2049 è il proseguimento naturale del capostipite, un mondo che segue le linee tracciate da Scott nella sua visione. Gli ologrammi si sono evoluti sotto forma di assistenti virtuali, ci sono pulsanti da schiacciare, le auto volanti mantengono un design spigoloso e funzionale piuttosto che accattivante, gli smartphone non sono pervenuti. Fossi nato negli anni ’70, è così che avrei immaginato il 2049 dopo aver visto Blade Runner.
Questo testimonia uno studio puntuale e disciplinato, che non si è lasciato condizionare né dalla produzione contemporanea, né da un presente che in molti aspetti ha superato l’immaginazione di Scott.
Per un confronto più dettagliato vi rimando sulle pagine di HDBLOG.
Il regista allarga il campo di azione oltre i confini della piovosa Los Angels e ci porta verso campi concentrici di serre, una Las Vegas radioattiva e desertica, immense discariche abitate da esclusi e rifugiati. Nuovi dettagli che arricchiscono un mondo che fu appena abbozzato, ma che viene continuamente citato. Un mondo ancora non esaurito e che spalanca numerose porte verso nuovi orizzonti e verosimilmente verso nuove produzioni.
Credere che 2049 sia un progetto a se stante è pura follia!
I tre corti, non hanno solo lo scopo di pubblicizzare il film, ma spezzettano il racconto in più essenze. Il fatto che uno di questi sia addirittura animato suggerisce la volontà di affacciarsi su nuovi linguaggi e magari su altri sistemi di comunicazione.
Se annunciassero anche una serie spin off non ne resterei tanto sorpreso.
Blade Runner 2049: Tecnicamente Maestoso
Probabilmente migliore delle attese. Ogni frame a schermo ha un peso, una carica simbolica ed espressiva da manuale. La fotografia di Roger Deakins e la scenografia di Dennis Gassner formano un campo su cui la camera di di Villeneuve si muove come per magia e con agilità, passando dalla città popolata a quella desertica, dalle luci al neon al calore della tempesta di sabbia, dal grigio della discarica alle vegetazione virtuale.
Una varietà di ambienti tutti ben caratterizzati e contestualizzati.
Allerta Spoiler!
Un tocco di classe è la sede di Wallace/Leto, una sorta di immenso edificio aureo dove l’acqua, sinonimo di vita, scorre e si riflette su tutte le pareti. Questo è il luogo dove vengono generati i nuovi replicanti, una sorta di immenso utero procreatore. |
Applausi anche per il comparto sonoro, con musiche che portano la firma di Jóhann Jóhannsson, Hans Zimmer e Benjamin Wallfisch.
L’audio interpreta fedelmente la proiezione visiva, e rimane coerente e costante per tutta la visione contribuendo ad un immersione straordinaria. Le pareti della sala tremano e noi con loro!
Blade Runner 2049: la trama e il cast
Il plot narrativo è stimolante ma senza grosse pretese rivoluzionarie, esattamente come il predecessore. Nonostante ciò, si sviluppa in un intreccio non lineare e con una grande svolta che mette in moto gli eventi e i personaggi verso la stessa direzione.
Immotivate a mio avviso le critiche alla trama, e il bello è che Blade Runner non è MAI stato acclamato per la trama!
Meditate gente e… diffidate dei critici nostalgici!
Le vicende sono coerenti e credibili. Non ci sono forzature inspiegabili che lasciano perplessi, ma gli eventi, anche se a volte un po’ ovvi, si susseguono con logicità.
Il cast è decisamente allineato al contesto, tutto è conforme e tutti entrano nella loro parte.
Un Ryan Gosling ancora una volta perfetto, che non teme neanche il confronto, anche a pugni, con il monumentale Harrison Ford.
Le critiche di partito preso a Jared Leto sono R-I-D-I-C-O-L-E. Appare poco ma la sua presenza risulta massiccia e vistosa.
Di spessore anche le tre controparti femminili, Robin Wright, Sylvia Hoeks e Ana de Armas ognuna con un carattere diverso, un ruolo diverso, e una struttura diversa. In ordine interpretano un’umana, una replicante e una intelligenza artificiale, ma facilmente ci si scorda chi sia cosa.
Allerta Spoiler Grosso! Wallace (Leto) si proclama nuovo Dio dei replicanti, che a differenza del defunto Tyrell mantiene un controllo pressoché totale sulle sue creature. Il suo scopo è quello di creare una vera nuova specie, in grado probabilmente di prendere il posto degli umani, dunque come un templare si pone sulle tracce del Santo Graal dei replicanti, il miracolo, il simbolo dell’amore nato dall’unione di Rachael e Deckard. Ecco dunque il significato del “Più umani degli umani” di Tyrell. I replicanti possono riprodursi, sono a tutti gli effetti una specie evolutiva. Non pare neanche forzato un parallelismo con la figura biblica di Rachele, che in ebraico significa pecorella, e che divenne fertile per opera divina. La pecora che è anche l’origami che Gaff consegna a K. Il simbolismo religioso non si esaurisce qui, ma si esplicita costantemente nella terminologia di Wallace, il quale definisce Angeli i suoi replicanti, e in altri preziosi dettagli. Il tema dell’amore impossibile torna invece subendo un sorta di “abbassamento di livello” . Da uomo*-replicante (Deckard e Rachael) a replicante-intelligenza artificiale (Agente k-Joy). Un amore che non ha nulla tecnicamente di umano, ma risplende in tutta la sua umanità. *Anche se ci sono diverse teorie, supportate dalle dichiarazioni dello stesso Scott, che reputano Deckard come replicante. |
Critica scialba
In molte recensioni o commenti, si sostiene che questo 2049 non ha la stessa portata rivoluzionaria che portò ai suoi tempi il primo.
Mi è sembrato ovvio che l’intento non fosse questo sin dal principio, infatti avrebbe avuto più senso realizzare un nuovo brand con caratteristiche tutte nuove.
Altra questione: portare innovazione cinematografica nel 2017 è cosa ben diversa rispetto al 1982.
Si elogia continuamente il primo per l’ambientazione e il resto, dimenticandosi spesso che lo stesso Scott ha preso spunto a piene mani da opere letterarie precedenti. Senza nulla togliere a Scott.
BR 2049 va visto per quella che è: il proseguimento del capitolo precedente e per tutto quello che ci siamo detti è Blade Runner in tutto e per tutto rivisto in chiave moderna.
In fin dei conti sono contento delle critiche dei nostalgici che arrivano puntuali, ai tempi portarono molta fortuna al suo predecessore!
Se farà storia lo scopriremo col tempo, io ci punto sopra ad occhi chiusi!
Blade Runner 2049 è dunque promosso a pieni voti!
Se invece vuoi leggere una recensione di un pessimo film, quella su Death Note fa proprio al caso tuo!