Va bene lo stesso
Con i pugni chiusi a masticare saliva, lo dirai così. “Va bene lo stesso”, a dire che non fa niente. Perché è quello ciò che senti, niente. A furia di calpestarti il cuore, a vederlo masticato e sputato via, a rinnegare te stesso.
E andrà bene finché riuscirai a sopportare, fino a che il tuo dolore riuscirà a reggere o finché avrai un buon libro da leggere.
Arrivata ad un certo punto lo imparerai, che non va bene affatto. Che i sentimenti hanno bisogno d’essere ascoltati, d’essere coccolati come mostri che hanno paura di non saper più spaventare.
Va bene lo stesso, sussurrato piano a chi si ama, detto per non destare preoccupazione alcuna. Un respiro lento, una notte, l’una, la luna. Poi esploderai, lo farai lo stesso, anche se andava bene, no?
Ma in realtà non andava proprio da nessuna parte. Era fragile come te quel dolore, camminava senza scarpe e con i piedi martoriati ha scelto di fermarsi, di guardarti negli occhi e chiederti “quindi dove stiamo andando?”.
Perché quando le facciamo andare le cose, le lasciamo a sé stesse, ci mangiano. Divorano dentro, alla lunga soffocano più del cemento. Armato, di un sorriso e qualche fazzoletto, sono qui che ti aspetto.
Aspetto il tuo venire, da me. Con le tue gambe fragili che non sanno quali passi calpestare, con le tue mani lunghe di dolori e il tuo sorriso che non sa da che parte rivolgersi.
Pronto ad ascoltare ogni timore, ad essere nave e farti vedere che se ogni tanto si lascia il timone in mani altrui male non fa. Perché le persone, tutte, nessuna esclusa, hanno bisogno d’essere aiutate. E te lo dico in sincerità, va bene lo stesso è la peggior verità che ti puoi raccontare.
Perché se il meglio deve ancora venire, tu, ci devi ancora arrivare. Dove?
Dove il tuo sorriso capace di piangere saprà dire che va male, ma ora che non sei da sola saprà andare meglio.
Insieme, è così che va bene lo stesso.