Dicono che ai loro tempi, si stava meglio.
Dicono che, al giorno d’ oggi, ci siamo tutti rammolliti.
Dicono che ai loro tempi, non esistevano gli attacchi di panico, gli stati d’ ansia generalizzati, il Lexotan, lo Xanax e lo psicologo.
Dicono che ai loro tempi, con quattro sganassoni ben piazzati, si risolveva tutto.
Ma nessuno ci dice il perché. Perché dicono che ai loro tempi era meglio? Nessuno si chiede il perché il consumo di farmaci come gli antidepressivi nel 2015 era pari al 1.052.009 e, il 12,8% degli italiani consumi ansiolitici (dati Ipsad, e non dati campati per aria).
Dalla stessa ricerca poi, emerge che sono le donne a soffrire maggiormente di stati d’ ansia e attacchi di panico. Me compresa.
Mi ricordo ancora del primo attacco di panico, quelle sensazioni fatichi a rimuoverle; corpo completamente paralizzato, sensazione di soffocamento, minuti che sembrano ore e percezione della realtà completamente distorta; ricordo che per farmi alzare, avevano dovuto prendermi in braccio perché non avevo il controllo sulle gambe, completamente paralizzate.
Da quel momento, l’ inferno in terra per sei anni circa. Appena dopo il primo episodio, mi sono recata dal medico appena diciottenne; risultato, prescrizione di XANAX.
La mattina seguente, stavo ferma a fissare la boccetta, non sapendo bene cosa fosse, a cosa mi servisse, se dovessi davvero prenderne 10 gocce al mattino e 10 al pomeriggio e, continuando a chiedermi cosa stesse succedendo al mio corpo, cosa mi stesse capitando e cosa fosse quella sensazione perenne di soffocamento e tremarella che provavo 24/24, 7 giorni su 7, no stop. Dopo ore in contemplazione del flaconcino, lo apri ti prendi queste benedette gocce ma, il fatto è che ti agitano il doppio; ci riprovi per un paio di giorni fino a quando deicidi di mollarle nel cassetto.
Dopo quasi un annetto decidi che FORSE hai bisogno di una mano, capendo che la rassicurazione del “domani andrà meglio, posso farcela da sola” è una balla spaziale che ti ripeti la notte per prendere sonno.
A distanza di anni ora, a incubo terminato, mi continuo a chiedere una cosa; come si può prescrivere ansiolitici a una diciottenne, senza chiederle che cosa le stesse passando per la testa, spiegandole che non le stava prescrivendo caramelle ma che, ci poteva essere un’ altra strada per farla stare meglio, sicuramente più lunga, ma migliore.
Come mai, al giorno d’ oggi, abbiamo ancora questo velo negativo che circonda la psicoterapia? Perché viene ritenuto più accettabile prescrivere psicofarmaci invece che prescrivere un bel ciclo di sedute dallo psicologo?
Da anni ormai si propone di istituire la figura dello psicologo di base ma, ad oggi, ancora nulla di fatto; la società è cambiata, i ritmi sono cambiati, gli standard che vengono richiesti alle persone sono cambiati ma noi, non siamo riusciti del tutto a cambiare come avrebbero voluto e questo, ci porta un’ ansia colossale. Sempre in ritardo, sempre a lottare con le scadenze, sempre a dover dimostrare di essere migliore di qualcuno che abbiamo affianco. Non accettiamo il nostro poter essere mediocri; non è tollerata la mediocrità (nonostanate guardandosi intorno, questo potrebbe apparire come un ossimoro).
Competizione come stile di vita (autodistruttivo).
Ecco perché dicono che, ai loro tempi si stava meglio.
Ed ecco qui il problema.
Non abbiamo tempo, abbiamo fretta.
Investire in un percorso su sè stessi è troppo lungo, troppo dispendioso in termini di forze, di emotività e anche economicamente.
Meglio lo xanax.
Economico, facilmente reperibile e immediato. Ma non risolutivo.
Perchè le benzodiazepine ti fanno star meglio, ma se non lavori sul problema, il problema ritornerà ogni volta. E peggio di prima.
Ma oggi si sa, l’ansia va di moda e la sociopatia è un vanto.
In alto lo Xanax signori, pronti a brindare!
Poi, magari dopo, fissiamo l’ appuntamento dallo psicologo.
Dicono che, ai loro tempi, si stava meglio (senza xanax).