Oggi è un giorno strano; oggi è il giorno no.
Decisamente no; avete presente quando tutto d’ un colpo la vostra vita, apparentemente serena e tranquilla, sembra andare nel verso sbagliato?
Bene, questo è il giorno no; quel giorno dove pensi che tutto quello che hai fatto non ti porti da nessuna parte, che metti in discussione tutte le scelte prese fino a quel momento.
Una settimana prima se ci ripensi, era tutto diverso: eri carica di entusiasmo per il nuovo lavoro, pronta a rimetterti in gioco, un’ altra volta, pronta anche ad essere di nuovo “quella nuova”.
Dopo una settimana, tutti pensieri positivi svaniscono, li butti nel cesso e tiri lo sciacquone.
Dopo una settimana, metabolizzi di esserti nuovamente incastrata in un lavoro che non ti appartiene, giusto per tirare a campare fino alla fine del mese ma questa volta, a differenza delle altre, non ti basta più. Dopo una settimana, arriva il giorno no.
E non ti domandi nemmeno il perché, tanto lo conosci benissimo. Sei semplicemente stufa; stufa di dover sgomitare per un posto di lavoro che nemmeno vuoi realmente, stufa perché alla soglia dei 30 anni devi accontentarti di quello che “passa il convento”, stufa di sentirti dire “Ringrazia di aver trovato lavoro, coi tempi che corrono hai già avuto fortuna”.
Già, la fortuna.
La fortuna quindi, dai discorsi della gente che mi circonda sarebbe rimanere incastrata in un involucro che non ti appartiene; la fortuna è avere quel lavoro che non ti lascia nulla se non amarezza a fine serata, nel letto a casa, che ti porta a pensare a tutti i sacrifici che hai fatto fino ad ora, alle ore spese sui libri, all’ ansia degli esami, al “si presenti al prossimo appello”, alla gioia di tornare a casa con un 28 verbalizzato sul libretto quando pensavi di non farcela, alle otto ore lavorative del giorno prima che ti hanno costretta a ripassare la notte, per l’ esame del giorno dopo. Questa è la fortuna.
Ma che ne sanno gli altri.
Che ne sanno di tutte le volte che avresti voluto mollare ma hai tenuto duro solo sperando in quel giorno migliore, che ti avrebbe ripagato di tutte le volte che hai stretto i denti e sei andata avanti, a tutte quelle sere che ti facevi forza ripetendoti che sarebbe arrivato il giorno il cui il “giorno no” sarebbe stato solo uno sbiadito ricordo, ridendoci sopra, una volta arrivata al traguardo.
E’ in questo giorno no che il traguardo però lo vedi irraggiungibile; lo vedi come una grande isola che non c’è, una cazzata che ti viene raccontata da quando sei bambina, quando ti veniva detto “Studia!Se non studi, non potrai mai avere un lavoro che ti piace”.
E allora tu studi, coltivi le tue passioni, metti tutte le tue energie per fare quello che ami, per scoprire alla fine che era tutta una grande cazzata. Per sentirti poi dire dagli stessi che ti hanno spronato a inseguire i tuoi sogni, “Dai, accontentati, hai trovato lavoro, per ora va bene”.
No! Adesso basta! Adesso non va più bene!
Non vanno più bene i contratti determinati, le agenzie interinali, i lavori di merda per sbarcare il lunario; alla soglia dei 30 anni questo non va più bene.
Ci avete insegnato a sognare per poi levarci tutto non appena siamo cresciuti.
Senza un mi dispiace o un “era uno scherzo, per te non abbiamo di meglio”.
Quindi? Che fare ora?
Andarsene?
Quell’idea inizia ad accarezzarti silenziosa ma sai che non fa per te. Perché tu sei quella che ancora ci spera (povera cogliona). Perché sei quella persone che non riesce ad abbandonare tutto da un momento all’ altro, perché vorresti avere semplicemente il futuro che ti hanno promesso nel tuo Paese.
E inizi a pensare che forse non arriverà.
Ci avete insegnato a sognare per poi svegliarci di colpo, bruscamente, senza nemmeno chiederci scusa.
E noi, tiriamo a campare, alzandoci ogni mattina, sperando che non sia il giorno no.