Torino. La mano della signora del terzo piano apre la persiana marrone che affaccia su piazza Santa Giulia, dove un ragazzo si sta per sedere su una sedia sotto l’ombrellone di un bar, nel quale ha appena ordinato un Aperol spritz. Nel frattempo, nella cucina di un ristorante , Guido e Lorenzo sudano davanti ai fornelli preparando un antipasto per il signore che, seduto al tavolo vicino alla porta, inganna l’attesa chiacchierando con moglie e figlio. Tutto sembra fermo lì, stabile. Fermo dove lo avevano lasciato tutti il giorno prima, una settimana o un mese fa. Sembrava il solito giorno normale. Sembrava un martedì sera in Santa Giulia.
Un Martedì sera in Santa Giulia di Giugno, le voci di chi ha visto
Sono circa le 16 quando sotto il sole pedalo in bici verso Piazza Santa Giulia, dove ho saputo che ieri sera la polizia antisommossa è entrata in azione travolgendo tavoli, sedie e persone. Per cercare di rispondere alla domanda che si saranno fatti tutti quelli che sono venuti a sapere (o che come me hanno visto le immagini) dell’accaduto, decido di andare ad ascoltare e raccogliere qualche testimonianza.
Una volta sul luogo, incontro Guido e Lorenzo, entrambi cuochi di uno dei ristoranti coinvolti nella vicenda. Chiedo loro cosa hanno visto e quali sono state le loro reazioni.
Martedì 20 Giugno. “Intorno alle 20:00 arrivano sette o otto camionette della polizia seguiti da volanti e agenti della Digos. Alcuni del reparto antisommossa si posizionano sul lato della piazza lato Corso Regina Margherita ed altri dalla parte opposta, lato Cesare Balbo, circondando così la piazza.”
Una situazione anomala nata per consentire agli agenti della Digos di effettuare i controlli a seguito dell’ordinanza. Quest’ultima – emanata dopo il tragico episodio di Piazza San Carlo dal sindaco Chiara Appendino – prevede il divieto di vendita di bevande alcoliche da asporto dopo le 20:00, permettendone comunque la vendita e il consumo all’interno dei locali e nei dehors.
“ Era un’atmosfera da stadio, mancavano i tornelli! Il clima di tensione aveva pervaso la piazza. Fortunatamente dopo circa due ore di contestazione e cori goliardici (“ Celerino portaci da bere” ) da parte dei ragazzi presenti, i cordoni si smobilitano. Alcuni agenti in borghese rimango però a controllare la situazione entrando in contatto con alcuni ragazzi. A quel punto pare che abbiano richiamato i celerini che si sono messi immediatamente a caricare a testa bassa”
L’azione è devastante. Tra i tavoli dei Dehors succede un po’ di tutto come possiamo vedere da queste immagini:
“ Manganellavano senza una logica! Hanno colpito pure la nostra cameriera che era in servizio.E’ stato folle, ho visto prendere a botte una signora che aveva il suo cane in braccio.”
“C’erano famiglie con i propri bambini che si sono rifugiati all’interno del nostro locale! Veramente una follia, è stato allucinante.”
Mercoledì 21 Giugno, ore 23.31
Tornato a casa mi metto subito a leggere articoli, post e tutto quel che mi capita di trovare sul web. Vorrei capir meglio quale sia stata la scintilla che ha innescato il fattaccio e vorrei capire perché chi è andato a trascorrere quello che sembrava un martedì sera in Santa Giulia tranquillo al tavolo di un bar, si sia trovato circondato dalla polizia antisommossa.
Una risposta precisa non riesco a trovarla, nessuno me la da. Ciò che ho personalmente voluto notare dalle testimonianze di oggi è che non si ha la necessità di trovare per forza un colpevole. I ragazzi che erano lì, che lì abitano e trascorrono le proprie serate – mettendo da parte per qualche ora l’ansia e lo stress di giornata – hanno subito un violento straniamento, una rottura della quotidianità che ha ricreato quel clima di tensione dal quale stavano fuggendo.
L’analisi è preoccupante e allo stesso tempo positiva. Perché? perché questo rimanere immobili, persi tra i tavoli rovesciati a raccogliere i cocci rotti può spianare il terreno ad un giusto approccio. Per non sparare opinioni a caldo che alla lunga potrebbero condizionare il pensiero, per non emanare sentenze di ogni genere, insulti alle forze dell’ordine o colpe ai centri sociali. Perché per capire bisogna scavare a fondo, bisogna raccogliere i cocci rotti.
Ciò che preoccupa e spaventa è quello che si legge tra le parole di Caterina:
“Sono uscita di casa per andare in Santa Giulia e ho visto volanti della polizia sfrecciare con le sirene accese. Ho sentito urla e vetri rotti. Non so come si sia accesa la situazione, ma sinceramente mi rimane tanta tristezza. Indipendentemente dalle responsabilità, ciò che resta è l’amarezza di non sentirsi più totalmente tranquilli nei posti dove vivi, dove vivi la tua vita con i tuoi amici.”
Sembrava un tranquillo martedì sera in Santa Giulia.
Ti invitiamo a leggere anche questa riflessione di Rab che tratta proprio questo argomento.