
Italia 1
Vi ricordate quando eravamo tutti invitati a registrare un simpatico videomessaggio che ci vedesse intenti ad urlare “Italia 1”?
Quella fu una trovata geniale da parte di Mediaset, ovvero rendere partecipe il pubblico, andandolo a posizionare prima del suo programma preferito e passando delle persone comuni in televisione senza che esse facessero qualcosa di straordinario o di particolare.
Il famoso attimo di notorietà che spetta a tutti, una versione smart di ciò che disse qualche anno prima Andy Warhol, visto che il videomessaggio non doveva durare 15 minuti, ma bensì non più di 15 secondi.
Ad oggi noi tutti abbiamo la possibilità di assaggiare la celebrità, il problema è che quest’attimo buono si dilunga per tutta la nostra esistenza.
C’è una gara continua ai like, alle condivisioni o alle visualizzazioni.
Questo sicuramente non è uno sbaglio, non è una sconfitta della nostra epoca o un totale disastro da condannare.
Ciò che dovrebbe esserci chiaro però è alla base di tutto questo, ovvero: i video dove la gente urlava il nome del canale preso prima in questione erano e sono ancora (visto che questo trend continua ad esistere) dei più stravaganti, chi si butta da un ponte con un elastico legato ai piedi, chi salta una macchina in movimento o chi sbuca da una torta in mezzo ad una festa. Tutto questo senso di partecipazione sarebbe nullo, se alla fine di questi video non ci fosse la nota frase ITALIA 1 gridata a squarcia gola.
Questo perché?
Il motivo è semplice, là fuori, nel web o alla TV ad esempio, ma potremmo dire anche al lavoro, con gli amici o in qualsiasi altro contesto, molto spesso il contenuto non viene premiato. Tu puoi essere il più bravo di tutti a fare una cosa, ma se alla fine non fai ciò che ti viene richiesto non sarai mai preso in considerazione.
Detto questo, buon Italia 1 a tutti!