Gli altri
Mia madre quando ero bambino mi diceva sempre “guarda gli altri come sono bravi a scuola”, e quando gli altri facevano dei casini ed io glielo raccontavo mi sgridava dicendomi che “non dovevo badare a ciò che facevano gli altri” ricordandomi che fare la spia non andava bene, che dovevo farmi i fatti miei.
Questo ha sempre generato un po’ di confusione in me, penso sia logico che sia così e credo che anche per voi, anche per gli altri forse, sia stato lo stesso.
Guardare se stessi, i propri errori, ma essere sempre spinti a misurarsi con ciò che fanno le altre persone.
È una vita strana la nostra, lo è perché ci spinge sempre verso dei limiti da superare, dei divieti da osservare e dei problemi, molto spesso non nostri, da affrontare.
L’equazione, quella che riguarda noi e gli altri, trova pace solo quando iniziamo a fregarcene, a non farci più pesare questo continuo paragone che ci sovrasta, che ci logora e ci spinge troppo spesso a sentirci fuori posto.
Perché magari c’è gente che arrivata a trent’anni e un figlio non lo vuole avere, ma gli viene fatto notare che intorno a lui c’è un mondo fatto di pannolini e trainatori di passeggini. A trent’anni è d’obbligo sposarsi, non li vedi gli altri? Avere una famiglia, un posto fisso o aver capito cosa si voglia fare della propria vita.
Il gioco sta tutto in questo limite sottile, dove qualsiasi cosa tu abbia fatto non sarà mai abbastanza, per gli altri. Ma l’importante è che basti a te.