Sto per mangiare una merendina, di quelle sane, sapete, di quelle che sono senza lattosio, senza uova e senza grassi idrogenati, che quasi, sono anche senza merendina. Leggo bene: “Nuova ricetta: Palm oil free”. Quindi, senza olio di palma. Ma perché tutto questo accanimento verso l’olio di palma?
Olio di palma: cos’è?
Come palesemente rivela il nome, l’olio di palma si estrae dal frutto (dalla parte interiore, che per la precisione è chiamato mesocarpo) di una specie particolare di palma, originaria del Nord Africa. Principalmente viene impiegata nell’industria alimentare, soprattutto nei prodotti dolciari, per le sue caratteristiche: è economico, è semisolido quindi facilmente lavorabile e soprattutto, una volta raffinato, è incolore ed insapore.
Olio di palma: è davvero così nocivo?
Il problema dell’olio di palma è quello di contenere in gran quantità un tipo di acido grasso saturo, l’acido palmitico appunto. Gli acidi grassi saturi sono quegli elementi considerati pericolosi per la salute e costituiscono fattori di rischio per lo sviluppo di patologie cardiovascolari e non solo. E’ bene però ricordare che gli acidi grassi saturi sono contenuti in tutti gli alimenti di origine animale, seppur in diverse concentrazioni, certo, ma in modo particolare anche nel burro, che contiene, addirittura una percentuale maggiore di acidi grassi saturi rispetto all’olio di palma. Quindi quando prendiamo un prodotto senza olio di palma, prendiamo l’abitudine di girare la confezione e leggere la tabella degli ingredienti. I prodotti “senza olio di palma” non vanno a ridurre un’ipotetica ipercolesterolemia dovuta ad una scorretta alimentazione e ad uno scorretto stile di vita!
Cosa dicono le autorità?
L’EFSA (European Food Safety Authority) ha pubblicato i risultati di uno studio condotto su diversi tipi di oli vegetali (colza, mais, arachidi semi di girasole..), i quali mettono in evidenza la formazione di prodotti secondari tossici che vengono a formarsi durante i processi di lavorazione a temperature elevate, e sembra addirittura che queste sostanze possano essere cancerogene, cioè possano indurre modificazione del genoma e mutare il patrimonio genetico della cellula. Il fatto, è che nell’olio di palma si sono riscontrate quantità poco maggiori di sostanze cancerogene rispetto agli altri oli. É utile ricordare, che le sostanze cancerogene sono presenti in tantissimi altre categorie di alimenti: caffeina, alcol, ma anche l’esposizione prolungata ai raggi solari senza protezione può esser causa di modifiche del genoma.
E gli effetti sull’ambiente?
Il più grande produttore mondiale di olio di palma (non solo per utilizzo alimentare, ma anche come carburante) l’Indonesia, ha denunciato, circa due anni fa, diversi incendi dolosi, finalizzati ad ottenere territori utilizzabili per la coltivazione intensiva di olio di palma.
Il WWF Italia ha deciso di NON boicottare l’olio di palma, bensì incentivare l’utilizzo dell’olio di palma sostenibile. Sostenibile. Quindi? L’olio di palma certificato sostenibile (esiste davvero!) deriva da piantagioni che sono state coltivate nel rispetto di specie animali e vegetali autoctone.
Sia GreenPeace sia WWF sostengono che il boicottaggio non è la soluzione. La sostituzione dell’olio di palma con altri oli vegetali, non andrebbe a migliorare la questione ambientale, ma anzi potrebbe addirittura peggiorarla. Questo perché l’olio di palma è quello con maggiore resa per ettaro rispetto a tutti i tipi di oli vegetali: ciò significa che se l’olio di palma dovesse essere sostituito con quello di colza o di girasole, bisognerebbe utilizzare più terreno agricolo, che, come sappiamo, il pianeta ne è già in difetto.
In conclusione, l’eliminazione dell’olio di palma in molti prodotti è un po’ come il nero: snellisce, ma non fa miracoli!